Proviamo a fare chiarezzaQuanto costa aprire una Partita Iva?

È la prima -comprensibile- domanda di chi progetta un'attività propria. Ovviamente quello di apertura (e gestione) della Partita Iva è solo uno dei costi connessi all’esercizio di un’attività economica, di certo non il più rilevante. Tuttavia, spesso è proprio la fitta giungla del diritto tributario italiano ad angosciare chi sogna di mettersi in proprio". Proviamo quindi a fare chiarezza.
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Costo di apertura

Le spese per avviare un’attività di lavoro autonomo sono contenute e variano a seconda che si tratti di impresa o arti e professioni:

  • l’impresa è un’attività economica finalizzata alla produzione o scambio di beni e servizi: è il caso, ad esempio, delle attività artigianali o commerciali. La componente preponderante è quella produttiva;
  • la libera professione è invece un’attività economica finalizzata alla prestazione di servizi mediante lavoro intellettuale: è il caso, ad esempio, di medici, ingegneri, ecc.. La componente preponderante è quella intellettuale.

Il corretto inquadramento viene individuato assieme al proprio consulente, che verifica anche l’eventuale necessità di licenze (es. per somministrazione alimenti e bevande) o di iscrizione in appositi albi o elenchi.

Avviare un’impresa (trascurando le ipotesi societarie e concentrandosi sulla ditta individuale) richiede l’iscrizione al Registro delle Imprese (costo € 80 ca), per effettuare la quale occorre disporre di un certificato di firma digitale (€ 50 ca, validità 3 anni) e di una casella pec (€ 10 ca annuale).

Il costo complessivo è quindi di € 140 ca.

L’iscrizione all’INAIL tutela il lavoratore in caso di eventuali infortuni. Il costo annuo dipende dal profilo di rischio dell’attività svolta. Per rendere la misura, un tecnico di apparecchiature elettromedicali versa annualmente all’INAIL circa € 130.

Avviare un’attività professionale richiede la sola richiesta del numero di Partita Iva all’Agenzia delle Entrate (rilasciato gratuitamente entro qualche ora) e l’iscrizione alla relativa cassa di previdenza, su cui si tornerà meglio in seguito. Occorre dotarsi di una casella pec (costo € 10 ca annuale).

L’esercizio delle c.d. “professioni protette” (es. medico, ingegnere, ecc.) è riservato agli iscritti al relativo ordine professionale, che ha un costo annuale deliberato dall’ente stesso e richiede il superamento di un esame di abilitazione.

La stipula di un’assicurazione professionale è prudente ed opportuna, prima che obbligatoria; gli ordini professionali stipulano delle convenzioni per fornirla agli iscritti a condizioni di vantaggio.

Gestione Fiscale

Il carico fiscale annuo è proporzionale al reddito prodotto e dipende anche dal regime fiscale adottato.

Per i contribuenti soggetti ad Irpef è previsto il seguente schema di scaglioni e aliquote:

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L’imposta viene ridotta dalle varie detrazioni, es. per lavoro autonomo, carichi di famiglia, oneri. Si tralasciano le addizionali e l’Irap il cui impatto per le nuove attività è generalmente marginale o nullo.

Con il supporto di un consulente è possibile prevedere analiticamente il carico fiscale complessivo per qualsiasi livello di costi e ricavi.

In alternativa, coloro che rispettano determinati requisiti possono avvalersi del c.d. “Regime Forfetario” (le cui caratteristiche sono meglio descritte in questa guida), così chiamato per via della peculiare modalità di determinazione del reddito, che non avviene per differenza tra costi e ricavi bensì applicando una percentuale di redditività forfettaria ai ricavi, variabile in base all’attività svolta. 

Reso celebre dalla misura estremamente light del prelievo fiscale (5% per le nuove iniziative, 15% per gli altri), fa della semplicità il suo punto di forza: i contribuenti in questo regime sono esonerati dalla tenuta della contabilità, dagli adempimenti in tema di Iva, Irap, I.S.A. e dall’obbligo di effettuare e subire ritenute d’acconto. 

Gli unici adempimenti da effettuare consistono nella numerazione e conservazione delle fatture di vendita, nella conservazione delle fatture di acquisto e nella presentazione della dichiarazione dei redditi annuale.

Si tratta quindi di un regime dalla gestione semplificata – quindi economica – che abbraccia le necessità di imprenditori e professionisti con volume d’affari contenuto, soprattutto se alle prime esperienze nel mondo del lavoro autonomo. 

L’indeducibilità dei costi (derivante dalla determinazione forfetaria del reddito) e l’impossibilità di recuperare l’Iva sugli acquisti lo rendono non vantaggioso per alcune categorie di contribuenti; anche in questo caso, con l’aiuto del proprio consulente è possibile determinare analiticamente il carico fiscale complessivo.

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Gestione Contributiva

L’esercizio di un’attività economica comporta obbligatoriamente l’iscrizione alla cassa previdenziale di riferimento. Le professioni il cui esercizio è subordinato all’iscrizione ad albi o elenchi sono generalmente collegate ad una cassa di previdenza privata, mentre gli imprenditori e gli altri professionisti non iscritti ad albi fanno riferimento all’INPS.

Anche i contributi previdenziali, come le imposte, si calcolano applicando l’aliquota stabilita al reddito prodotto. Le casse di previdenza private distinguono generalmente tre tipi di contributi: 

  • il contributo soggettivo: è a carico del lavoratore, si calcola sul reddito netto, confluisce nel suo montante contributivo (l’importo su cui si calcola la futura pensione) ed è fiscalmente deducibile (ovvero riduce l’imponibile fiscale, cioè la somma su cui si calcolano le imposte);
  • il contributo integrativo: è a carico del committente e viene addebitato dal lavoratore in fattura; si calcola sul fatturato e serve a finanziare la gestione amministrativa della cassa di appartenenza, quindi non confluisce nel montante pensionistico;
  • il contributo di maternità: è a carico del lavoratore, viene generalmente deliberato in somma fissa ed è fiscalmente deducibile. 

Un aspetto a cui prestare attenzione è che quasi tutte le casse prevedono un minimale, ovvero una somma che deve essere versata in ogni caso, anche in presenza di un reddito contenuto.

Quasi tutte le casse professionali prevedono la riduzione delle aliquote contributive e/o dei minimali durante i primi anni di attività, nonché la proporzionale riduzione dei minimali in rapporto ai mesi d’iscrizione, ove l’iscrizione avvenga in corso d’anno.

È inoltre prevista, su base volontaria, la facoltà di elevare le aliquote di versamento o di fare versamenti straordinari per integrare il proprio montante.

L’impatto finanziario dei contributi previdenziali è spesso sottovalutato dai lavoratori autonomi, al pari dell’importanza che gli stessi hanno nel medio/lungo termine.

È invece bene prendere subito dimestichezza con il funzionamento della propria cassa di previdenza, pianificando la progressiva contribuzione al proprio montante pensionistico e valutando l’eventualità, ove ritenuto opportuno, di un aumento volontario delle aliquote di versamento o del riscatto di eventuali periodi di laurea/tirocinio.

Definizione delle strategie ottimali

In conclusione, chi progetta l’avvio di una propria attività non dovrebbe cedere ai timori per i potenziali costi di apertura, o per il carico fiscale e contributivo.

Infatti, come sopra esposto, i costi di apertura sono contenuti e il carico fiscale è proporzionale al reddito prodotto; può anche rivelarsi piuttosto contenuto se il lavoratore rispetta i requisiti per il Regime Forfetario.

L’onere più impattante è costituito dai contributi previdenziali, che tuttavia costituiscono nient’altro che un investimento nel proprio futuro, confluendo nel montante contributivo individuale. In ogni caso, le aliquote di versamento ed i minimali della maggior parte delle casse di previdenza sono ridotti durante i primi anni di attività.

È invece semmai necessaria ed opportuna un’attenta analisi preventiva in cui valutare la fattibilità e convenienza del progetto, approfondendo alcuni aspetti chiave quali, ad esempio:

  • identificare i fattori produttivi necessari (es. locazione di locali, acquisizione di beni strumentali e/o di licenze d’uso software, necessità di consulenze specialistiche), stimare il relativo costo e contrattarlo con i partner commerciali;
  • definire delle politiche commerciali ritenute più proficue (es. stipulare partnership o mettersi in rete, quantificare ed indirizzare gli investimenti in promozione pubblicitaria, anche digitale);
  • individuare dei prezzi praticabili e dei margini di profitto ottenibile, quantificando il volume delle vendite necessario ad assicurare un’adeguata redditività nonché valutando la concreta possibilità di realizzarlo.

Un attento budget operativo, realizzato in team col proprio consulente, costituisce un supporto eccezionale ad ogni tipo di imprenditore o professionista, soprattutto nelle prime fasi di esercizio dell’attività.

Il budget serve a “prendere le misure”: nell’attuale contesto economico, caratterizzato da grande competitività e bassi margini di profitto, andare allo sbaraglio è generalmente poco saggio.

Il budget consente inoltre di tenere costantemente monitorato l’andamento dell’attività rispetto agli obiettivi prefissati, in modo da non farsi prendere alla sprovvista e poter tempestivamente predisporre eventuali correttivi.

Per qualsiasi ulteriore chiarimento, nonché per verificare la concreta fattibilità del tuo progetto, individuando insieme la soluzione ottimale in rapporto agli obiettivi prefissati, puoi contattarmi ai seguenti recapiti.

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